Ieri è stata una davvero una bella domenica, per il tempo che contina ad essere mite, per gli splendidi paesaggi e perché finalmente siamo entrati nella regione di Santiago, la Galicia. Ed ora sui pilastrini è segnata fino al centimetro la distanza che ci separa dalla nostra meta.
La salita da La Faba fin su a O Cebreiro è stata impegnativa ma non troppo, e comunque ripagata dai colori e dalla luce autunnale.
O Cebreiro è un luogo suggestivo ma un po’ troppo turistico. Qui ancora si possono vedere alcune palloza, la case di origine celtica che ospitavano assieme agli uomini anche gli animali. La chiesa di Santa María la Real, costruita nel IX secolo, è la più antica tra quelle ancora esistenti sul Camino. Volevo accendere una candela per Achille, ma ho scoperto che il tipo che ho scelto è destinato alla Capilla del Santo Milagro. Due fiale di vetro, donate dalla regina Isabella di Castiglia nel 1486 in occasione del suo pellegrinaggio, conterrebbero il sangue e la carne in cui secondo la leggenda si erano trasformati il vino e l’ostia sotto gli occhi di un monaco che aveva commentato, vedendo arrivare a messa in una notte di tempesta un contadino “che sciocco, affronta un tempo simile per vedere un pezzo di pane e un po’di vino”.
In questa chiesa riposa la persona a cui si deve l’invenzione delle “flechas amarillas” che i pellegrini seguono fino a Santiago, Elias Valiña. Divenuto parroco di O Cebreiro nel 1959, scrisse la sua tesi sul Camino de Santiago e tenne conferenze in tutt’Europa. Nel 1984 marcò con le frecce gialle il percorso dalla Francia a Santiago.
Qui una signora tedesca ha voluto a tutti i costi lasciarmi 10 euro per comprare le mele a Todra. Missione difficilissima perché già tutti gliele regalano!
Sosta successiva, l’Alto do San Roque, dove è stato costruito il monumento al pellegrino che continuava a venirmi in mente nelle giornate di vento. Qualche pellegrino buontempone gli ha attaccato deu cerotti sulle dita. Io ho lasciato qui la mia scarpa sfondata, spero che Achille approvi la mia scelta.
Siamo poi arrivate all’Alto do Poio, a 1335 m, quota massima di questa salita, per raggiungere poi Fonfría, la fonte fredda, dove abbiamo passato la notte.
Oggi siamo scese verso Triacastela, il cui nome sarebbe dovuto alla presenza antica di tre castra romani. Ci avevano prospettato una discesa durissima e spaccagambe, in realtà ci hanno provato di più i saliscendi che sono venuti dopo e che ci aspettiamo di trovare anche nei prossimi giorni visto che la Galizia è una regione collinare.
Dopo Triacastela abbiamo piegato verso San Xil (Saint Gilles, come l’abbazia che dà il nome ad uno dei Cammini francesi) continuando a seguire il percorso “ufficiale”.
Bei colpi d’occhio e piacevoli tratti nel bosco, qui dominano i castagni, antichissimo quello di Ramil, da 800 anni vede passare i pellegrini.
Sosta per la notte a San Mamede, abbiamo reincontrato Will e abbiamo pure giocato ad una versione verticale del Mikado.
Per la terza sera cena vegetariana, ci capitano sempre cose squisite, ieri sera abbiamo provato anche la torta di Santiago, a base di mandorle. Oggi stavamo finendo di mangiare quando sono entrati due pellegrini appena arrivati, uno di loro era Annie, con la sua carica di allegria.
Siamo quasi alle porte di Sarria, domani ci aspetta il mitico “-100 km” a Santiago.