Assieme al fratello Giovanni e a Pietro, Giacomo appare accanto a Gesù nei momenti cruciali e gli toccherà in sorte di essere il primo tra gli apostoli a subire il martirio, venendo secondo la tradizione decapitato a Gerusalemme attorno all’anno 44 per ordine di Erode Agrippa. Sulla strada verso il luogo dell’esecuzione avrebbe guarito un paralitico, ottenendo con questo miracolo la conversione dello scriba Iosia, che condividerà con lui il suo triste destino.
Negli anni precedenti, dopo aver predicato in Giudea e Samaria, Giacomo si sarebbe recato in Spagna per portare colà la Buona novella, arrivando ad Iria Flavia e trascorrendo due anni in quelle lande. Non ebbe successo: la Leggenda aurea riporta che riuscì ad operare una sola conversione – tempi duri per i predicatori – per cui decise di ritornare in patria assieme ai suoi compagni, lasciandone due a proseguire l’opera.
Ma in qualche modo alla Spagna doveva sentirsi legato. Così dopo il martirio i suoi discepoli Teodoro ed Attanasio decisero di riportare in terra spagnola il corpo di Giacomo e presero il mare su una nave priva di timone. Pare fosse un’usanza diffusa tra i santi o aspiranti tali.,, tanto c’era la divina Provvidenza, ovvero gli angeli a preoccuparsi di condurli a destinazione. Infatti sbarcarono proprio nel medesimo luogo in Galizia, dove tanti anni prima era giunto Giacomo stesso, che viene tradizionalmente identificato con l’ attuale Padrón.
Non senza gran pena, continua la Leggenda Aurea, i discepoli ottennero dalla crudele regina Lupa una degna sepoltura per Giacomo: dovettero affrontare la prigione, tori selvaggi, un drago che vomitava fiamme e convertire tutta la popolazione (ma si sa, cattivo allievo è colui che non supera il maestro).
San Giacomo maggiore (1484, ritoccato nel 1601) fa capolino da dietro l’altare nella chiesa antica di San Giacomo di Laives – il paese dell’infanzia e dell’adolescenza di Marina