Habemus chartam peregrini

Per essere riconosciuto come tale, il pellegrino doveva avere un documento che raccontasse chi era e gli permettesse l’accesso negli ospizi lungo il Camino. Erede di quel documento è la Credential, o per usare il buon latino, la “Charta peregrini”, che oggi come allora sottolinea lo status di viandante diretto al sepolcro dell’apostolo Giacomo. Ogni giorno su di essa vengono apposti i timbri, “sellos”, che proveranno che la strada è stata percorsa e permetteranno di ottenere, una volta giunte a Santiago, la Compostella, l’attestato che il pellegrinaggio è compiuto.

Avremmo potuto chiederla una volta giunte alla nostra prima tappa al di qua dei Pirenei, ma non abbiamo saputo attendere. Francesca si è recata alla Confraternita di San Jacopo di Compostella a Perugia ed ora l’abbiamo! Siamo ufficialmente pellegrine! E per sancire fin da subito le nostre intenzioni, Francesca si è presentata in abiti trecenteschi. Eccola mentre sale la scalinata dell’Acquedotto.

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Il timbro finale verrà apposto presso la “Oficina de Acogida al Peregrino”  a Santiago, l’ufficio che rilascia anche la Compostela, a coloro i quali hanno percorso il loro cammino “devotionis affectu, voti vel pietatis causa”.

La credencial viene rilasciata solamente a chi intende compiere il suo pellegrinaggio a piedi, in bicicletta o a cavallo, per almeno 100 o 200 km rispettivamente, e per certificare di aver percorso questa tratta i timbri devono essere due al giorno.

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Tre mesi alla partenza

20180616_18165620180616_181704.jpgEsattamente tra tre mesi partiremo alla volta di Pau, dove ci attende Todra, l’ asinello dei Pirenei che ci accompagnerà nel viaggio.

Intanto prepariamo il nostro corredo da viaggio. E gli amici ci aiutano, così qualcosa di loro compirà con noi il Camino.

Ecco che durante Lerma Medievale l’artigiano Ruttolomeo dalle terre dei Gonzaga forgia i bottoni per la veste di Marina.

 

 

 

Un lungo oblio e poi

Per lunghi secoli di quella tomba non si seppe più nulla. Ma poi il vento della storia cambiò. All’inizio del VIII secolo gli arabi fecero la loro comparsa in terra iberica, conquistando in pochi anni gran parte della penisola. I secoli successivi avrebbero visto la lenta “Reconquista” dei territori occupati, tra alti e bassi militari. In un tale contesto storico il sostegno celeste era fondamentale per tenere alto il morale. Ed è proprio allora che cominciarono a verificarsi insoliti fenomeni. Un apparizione di stelle – il “campus stellae” che starebbe all’origine del nome Compostella – condusse un eremita, Pelagio, nel luogo dove tanti anni prima era stato sepolto l’apostolo e ne scoprì la tomba. Era l’ anno 813 – o forse l’830.

Al vescovo di Iria Flavia, Teodomiro, quell’evento dovette sembrare un segnale del cielo. Le reliquie furono riconosciute per quelle di San Giacomo, re Alfonso II dette ordine di costruire la prima chiesa. I pellegrini non tardarono ad arrivare, Santiago di Compostella (o de Compostela se vogliamo dirlo alla spagnola) non avrebbe tardato a divenire una delle più importanti mete di pellegrinaggio, affiancando Roma e Gerusalemme.

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San Giacomo Maggiore, particolare dell’abside di San Martino a Campiglio, Bolzano, 1403.