Per lunghi secoli di quella tomba non si seppe più nulla. Ma poi il vento della storia cambiò. All’inizio del VIII secolo gli arabi fecero la loro comparsa in terra iberica, conquistando in pochi anni gran parte della penisola. I secoli successivi avrebbero visto la lenta “Reconquista” dei territori occupati, tra alti e bassi militari. In un tale contesto storico il sostegno celeste era fondamentale per tenere alto il morale. Ed è proprio allora che cominciarono a verificarsi insoliti fenomeni. Un apparizione di stelle – il “campus stellae” che starebbe all’origine del nome Compostella – condusse un eremita, Pelagio, nel luogo dove tanti anni prima era stato sepolto l’apostolo e ne scoprì la tomba. Era l’ anno 813 – o forse l’830.
Al vescovo di Iria Flavia, Teodomiro, quell’evento dovette sembrare un segnale del cielo. Le reliquie furono riconosciute per quelle di San Giacomo, re Alfonso II dette ordine di costruire la prima chiesa. I pellegrini non tardarono ad arrivare, Santiago di Compostella (o de Compostela se vogliamo dirlo alla spagnola) non avrebbe tardato a divenire una delle più importanti mete di pellegrinaggio, affiancando Roma e Gerusalemme.
San Giacomo Maggiore, particolare dell’abside di San Martino a Campiglio, Bolzano, 1403.