Ai nostri piedi, Santiago

Venerdì lasciando Melide ci siamo trovate a percorrere un breve tratto di Camino Primitivo, che proprio qui confluisce in quello francés. siamo passate accanto al Museo de la Tierra ospitato nell’antico ospizio e via, ci aspettava una delle tappe più lunghe del nostro viaggio, l’intenzione è arrivare più vicine possibile a Santiago al sabato sera.

 

Tra le prime località attraversate, Castañeda, dove un tempo i pellegrini consegnavano le pietre raccolte a Triacastela: qui venivano trasformate in calce per la fabbrica della cattedrale di Santiago. Si sono susseguiti anche in questa giornata, in un continuo saliscendi, boschi e paesini, il più grande dei quali era Arzua, dove ci siamo fatte fare il primo timbro della giornata nella pizzeria italiana segnalata da un pellegrino, anzi da un bicigrino, come vengono chiamati quelli che il pellegrinaggio lo fanno su due ruote.

Accanto agli alberi più consueti, come i tanti castagni che fanno la felicità di Todra, si mescolano gli eucalipti, introdotti da quel che ho capito per l’industria della carta. Belli i colori, e a tratti il forte profumo che emana dal legno.

 

Con qualche difficoltà – ci siamo perse ognuna per conto suo quando eravamo ornai arrivate – abbiamo raggiunto A Salceda. Molto curato l’albergue/hotel turistico e gentilissimi e solleciti i proprietari, evidentemente molto amanti degli animali, visto come hanno accolto Todra. Che ha un po’ suscitato la gelosia della cagnolina di casa, un bel pastore tedesco, Gala. “Come la moglie di Dalì” faccio io. Poi ho scoperto che la signora è russa, guardacaso.

Per cena non ho saputo resistere e mi sono lasciata tentare dalle “zamburiñas”.

20181026_194712

Per oggi, sabato, era prevista pioggia ed infatti è arrivata, per fortuna agli scrosci, anche forti, si sono alternati momenti di tregua, anche di sole. Arrivate verso la zona dell’aeroporto, a Lavacolla, sui pilastrini che scandiscono la distanza da Santiago mancavano regolarmente le targhette con i km ancora da percorrere, tanto che ho pensato che siano stati  asportati da qualche pellegrino in cerca di un souvenir esclusivo. Lavacolla è citato nel Liber peregrini come in luogo in cui i pellegrini ritualmente si lavavano – secondo un’ interpretazione del nome soprattutto le parti intime – prima di presentarsi al sepolcro dell’apostolo.

 

Salite fino al Monte do Gozo, dominateo dal moderno monumento creato per ricordare il rilancio del Camino, più che segnate dalla gioia eravamo in preda allo sconforto perché non riuscivamo a capire dove era il Centro Europeo de Peregrinacion Juan Pablo II (sì, proprio lui, papa Wojtiła). Poi ho alzato gli occhi e ho visto in lontananza le guglie della cattedrale. Tra gli antichi pellegrini era usanza che chi le avvistava per primo diventava il re del gruppo.

Ci è voluto ancora un po’ per raggiungere il centro ma ci siamo riuscite. Lo gestiscono dei signori polacchi, suppongo volontari. Così mi sono ritrovata ad usare anche la decina di parole che so in questa lingua e l’effetto è stato che uno di loro da quel momento mi ha parlato solo in polacco. Aiuto! Ma anche loro sono molto carini e hanno voluto fotografarci – per una volta senza il ciuchino – davanti al modellino della cattedrale che troneggia nella reception.

 

Mentre ci lasciamo vincere dal sonno, fuori la pioggia ha ripreso a scrosciare, speriamo si sfoghi stanotte e domani ci regali  qualche ora di sereno.

Lascia un commento