Per dimostrare che era arrivato fino alla sua meta, il pellegrino riportava con sé una conchiglia raccolta sulle rive dell’Oceano Atlantico a Cabo Fisterra, la finis terrae di quello che era il mondo del tempo. A questa consuetudine la conchiglia, che in spagnolo si chiama vieira, deve il suo nome scientifico, Pecten jacobaeus.
Ed anche il nome con cui è conosciuta nelle varie lingue, riecheggia il suo legame con il Camino ed il suo santo: e per noi è la cap(p)asanta poiché i pellegrini la cucivano sui propri indumenti, in tedesco Jakobsmuschel, in francese coquille St. Jacques.
Su di essa viene talvolta rappresentata la rossa croce di San Giacomo, che riecheggia la forma di una spada ed è anche il simbolo dell’Ordine di Santiago.
Sul perché proprio quella conchiglia sia assurta a simbolo della peregrinatio ad limina Sancti Jacobi c’è anche una leggenda: Teodosio e Attanasio, i discepoli che riportarono il corpo di San Giacomo in Galizia, si fermarono a Bouzas per celebrare un matrimonio. Un incidente funestò la cerimonia: lo sposo cadde in acqua con il suo cavallo. Già se ne piangeva la dipartita quando sposo e cavalcatura riemersero coi corpi ricoperti di conchiglie, accanto alla barca che trasportava San Giacomo: a ricordo di questo miracolo la conchiglia prese a rappresentare il pellegrinaggio compostellano.
Ed intanto siamo arrivate a due mesi dalla partenza!
Nelle immagini: ricostruzione di una borsa adornata con le capesante, raffigurata nel rilievo dell’Incontro di Cristo con i discepoli ad Emmaus, nel chiostro basso del monastero di Santo Domingo da Silos, risalente alla metà del XII secolo.
È stata realizzata dalla nostra associazione Ulrich von Starkenberg, o meglio da Tomasz e Achille, per la mostra “Seguendo le stelle. Lungo il Camino de Santiago verso Santiago de Compostela e Finisterre” tenutasi a Castel Tirolo (Tirolo, BZ) nel 2005. La borsa è attualmente in possesso di un’associata, che è effettivamente stata a Santiago di Compostela.