Le discese ardite

Mercoledì sera nel rifugio del Manjarin abbiamo cenato a lume di candela, con il fuoco che scoppiettava nel camino, le pietanze – buonissime – cucinate sulla cucina economica da Chema, che alla mia domanda “Di dove sei?” ha risposto: “Del mondo”. E nato nei paesi baschi.

A cena – attorno ad una tavola rotonda –  abbiamo conosciuto Tomas “il templare”, che trent’anni fa ha creato il rifugio, allora non c’era nulla tra Astorga e Ponteferrada, oggi gli albergue e gli hostal continuano a moltiplicarsi, “Foncebadón è una Disneyland”, ha commentato scuotendo la testa. La spagnola Eva che si è fermata a chiedere un’informazione due settimane fa ed era ancora lì. Noi pellegrini: i francesi Patrick e André, l’ungherese Georg che abbiamo già incontrato e che scrive fitte pagine sul suo cammino e Annie che è arrivata giusto per cena e che abbiamo rivisto con piacere. Ora so che è di Oxford e che adesso fa la giardiniera, ed è una persona molto creativa.

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Nella piccola stanza rivestita di legno, completamente buia, avvolta nel calore delle coperte di lana, mi sono fatta una gran dormita. Perché qui non si può partire prima di aver fatto colazione tutti insieme, chiamati alle otto dalla campanella del rifugio. Eva ha chiesto “Dove andrete oggi?” e Annie ha dato la più semplice e vera delle risposte: “Verso Ovest!”. Spero proprio di incontrarla ancora, è una persona così luminosa.

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Poi è iniziata la lunga, lunghissima discesa verso El Acebo e poi da Riego de Ambrós fino a Molinaseca. Giù giù tra pietraie e lastroni inclinati, Francesca molto avanti con Todra, un’altra dimostrazione di sangue freddo più perizia asinina, mentre io le seguivo a molta distanza, molto contenta di avere due solidi bordoni su cui appoggiarmi scendendo.

Ma anche paesaggi e paesini accoglienti. Benvenuti nel Bierzo! Siamo ormai nella parte estrema della Castiglia-León.

Con Francesca abbiamo deciso di continuare fino a Ponferrada come da piano per la giornata, ci siamo riperse e ritrovate più tardi nell’albergue dove due degli hospitaleros sono italiani, ricavato in un edificio storico, ma oggi in una zona poco attraente della città. Io ero così stanca che ho costretto Francesca a cenare nel bar di fronte.

La lunga giornata si è chiusa con la musica che saliva da sotto mentre cedevamo al sonno.

Ponferrada, con il castello dei templari e le tante chiese, avrebbe meritato una sosta, ma noi abbiamo una meta da raggiungere. E allora via, oggi la porzione di Camino che ci ha portato fino a Villafranca del Bierzo è coincisa quasi del tutto con la carretera, la strada moderna. Ma tra Camponaraya e Cacabelos abbiamo attraversato anche un pezzettino di bosco e abbiamo trovato un delizioso punto di ristoro non solo con tavolini e panche ma anche divano e poltrone, e musica anni Ottanta, ma di quella giusta. Todra ha fatto il pieno di coccole. Qui abbiamo rivisto anche Federico, il ragazzo costaricano che ha raccolto i fiori azzurri per Todra. Stavolta ha voluto a tutti i costi darci una mela per il nostro ciuchino, per dopo. Ci sembrava gentile offrirgli almeno un caffè.

A Villafranca del Bierzo ci siamo fermate ( “siamo scese” avrebbe recitato un libro un po’ demodé) in un albergue privato, Ave Fenix, credo voglia dire La Fenice. Tutti molto disponibili e accoglienti, anche se Todra per stanotte se ne starà in un appezzamento piuttosto lontano da noi. Di questo posto hanno raccontato che è stato il primo albergue privato ad essere aperto dopo la rinascita del cammino, costruito con l’apporto dei pellegrini, tutto materiale di recupero, in mezzo ci sono perfino dei pezzi del muro di Berlino. Chissà…

Oggi abbiamo avuto il tempo di fare anche un po’ le turiste, siamo entrate nella collegiata e abbiamo visto dal di fuori San Francesco e il castello. E naturalmente, visto che oltretutto ce l’abbiamo a fianco, la chiesa di Santiago, celebre perché qui chi non poteva proseguire fino a Compostella perché colpito da malattia, otteneva le stesse indulgenze. Anche qui, come nella cattedrale galiziana, c’è la Porta del Perdono, che viene aperta solo negli anni santi giacobei.

Ormai la nostra fama ci precede – o per essere meno immodeste, si parla dello strano terzetto in cammino sul Camino.

Oggi abbiamo conosciuto degli altri italiani, Nunzia la “calabruzzese” e Giorgio che si è trasferito in Canada, altri due personaggi. Ora a riposare, che domani si affrontano di nuovo le montagne. E anche stasera fuori c’è una chitarra che suona e voci di diversa provenienza si uniscono nelle stesse canzoni.

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